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Il cloud è una delle tecnologie che ha subito una crescita esponenziale, come anche i servizi necessari alla sua implementazione.

Gli investimenti alla tecnologia in cloud continuano a crescere e sono stati guidati da due tipi di modelli: il pubblico e l’ibrido.

Il modello pubblico è accessibile a tutti, mentre il modello ibrido è un approccio misto al cloud provisioning.

Quest’ultimo modello garantisce alle aziende un maggiore controllo sui dati sensibili, attraverso un modello privato ed allo stesso tempo permette di sfruttare le funzionalità del cloud pubblico e alcuni dei suoi modelli operativi: cloud bursting e split systems.

Le aziende che si spostano sul cloud danno fiducia ad un fornitore di servizi.

Si affidano quindi ai suoi standard di sicurezza e di backup.

In pratica le aziende si aspettano che i dati sensibili ed i processi di business siano al sicuro e sempre disponibili.

Ma attenzione! Il cloud è vulnerabile, quindi anche i fornitori di servizi lo sono.

Data la competitività in questo campo lavorativo, gli investimenti che aumentano ed i prezzi che scendono, i fornitori non saranno più in grado di fornire i migliori servizi disponibili e quindi dovranno fare i conti con una probabile perdita di fiducia.

Perché?

Perché ogni volta che un servizio cloud non è disponibile, si innesca un effetto domino con varie conseguenze.

L’azienda si troverà a fare i conti con il danno d’immagine e con le conseguenze economiche che comporta.

Un elemento centrale e non più trascurabile è la disponibilità delle risorse IT.

Quindi avere una soluzione di availability e backup solida e affidabile permette di evitare significative perdite di tempo, energia e denaro.

Sette sono le idee per far crescere l’availability del cloud:

  1. PUNTARE SU UN MIX DI COMPETENZE: per comprendere cosa serve effettivamente ad un cliente e cosa gli conviene scegliere, servono competenze sia informatiche sia finanziarie. Competenze che sono utili per comprendere quali servizi implementare e con quali conseguenze economiche.
  2. ALLARGARE LA BOCCA DI FUOCO: per i partner il suggerimento è di investire in datacenter proprietari, affittarli o allearsi con cloud provider locali. Questo permetterà di generare nuove marginalità.
  3. AVERE UNA VISIONE D’INSIEME: è ottimo iniziare con poche licenze al mese. Il cloud una colta preso piede avrà un indubbio effetto moltiplicatore.
  4. NON AVERE SOLO LA TECNOLOGIA: i rivenditori devono rimanere sempre aggiornati e non limitarsi a supportare una tecnologia “as-is”. Si deve valutare una tecnologia applicata, spendibile e integrabile alla strategia del cloud.
  5. NON SOTTOVALUTARE IL PESO DEL LICENSING: privilegiare i vendor che evitano di vincolare i partener di canale ed i loro clienti a scelte tecnologiche on premises. Le forme di lecensing che accompagnano verso l’adozione di tecnologie cloud devono essere semplici, dimensionate e consentire di crescere o di cambiare tipologia di prodotto, sempre integrandosi con l’esistente.
  6. COGLIERE NUOVE TIPOLOGIE DI TRY & BUY PROMOSSE DAI VENDOR.
  7. COGLIERE LE OPPORTUNITA’ DI FORMAZIONE SUL CLOUD: ai rivenditori non deve mancare la volontà di formarsi, crescere e approfondire le proprie competenze. Questo permette di configurare al meglio il proprio modello di business e quello dei loro clienti sul cloud.